15 gennaio, 2007

Millenovecento: il disco è finalmente uscito.


E' uscito da pochissimo, dopo una lunga gestazione, la prima fatica discografica di un gruppo molto interessante del panorama jazzistico italiano.
Millenovecento, il titolo dell'album e il nome del gruppo, è stato pubblicato dalla Doublestroke, è distribuito in tutto il mondo da Family Affair ed è il progetto ambizioso di quattro musicisti: Stefano Onorati, pianoforte, Nico Gori, sassofoni e al clarinetto, Franco Nesti, contrabbasso ed Ettore Fioravanti, batteria.
Ambizioso già nel nome, quel Millenovecento, in riferimento

al secolo dal quale è nato e si è sviluppato il jazz, elemento che ha finito per impregnare con la sua forza tutta la musica (nessuna esclusa) prodotta dopo la sua nascita, è il frutto delle idee e della frequentazione quasi quotidiana tra Stefano Onorati e Nico Gori a cui si sono unite due colonne della musica di improvvisazione jazzistica italiana: il contrabbassista Franco Nesti e il batterista Ettore Fioravanti.
Dieci i brani (in realtà 11 con un "ghost track" dedicato a Umberto Bindi in "stile grammofono") in cui il repertorio tenta di dare uno sguardo stupefatto alla musica che ha attraversato il secolo scorso. Così ai brani originali, firmati da Onorati e Gori, si affiancano tre autori distanti tra loro nel tempo, nello spazio e nelle idee, dando vita a una musica varia e potente, mai banale: Gilbert Becaud, uno degli chansonnier francesi più conosciuti al grande pubblico, Camille Saint Saens, fecondo autore classico a cavallo tra 800 e 900 ed Henry Mancini, formidabile compositore di memorabili colonne sonore: tutti e tre, più o meno, influenzati storicamente dal jazz.
L'impressione sonora, il primo impatto col materiale musicale di questo disco, rivela un profondo interplay tra i musicisti, una intima conoscenza della musicalità dell'altro che si evidenzia quando Onorati e Gori disegnano un personale Moon River (di Henry Mancini), volatile e incisivo allo stesso tempo; oppure quando il quartetto si scatena nelle improvvisazioni di Glasierte Früchte o di Uno spazio nel tempo: un vero e proprio "divertissement" a quattro, in cui ognuno trova il suo spazio ogni volta reinventato al momento, in base ai soli stimoli che ogni musicista riceve dagli altri.
Sembra di vederli, col sorriso sulle labbra, come se giocassero a briscola e scopa seduti a un tavolo verde.

Stefano Cavallini