periodico on line dedicato alla cultura popolare edito da Habanera associazione - on line magazine dedicated to folk culture
08 luglio, 2006
I pupi siciliani alla corte di Wolfgang Amadeus Mozart
di Stefano Cavallini
Questo 2006 mozartiano (è il 250° della nascita) ha mosso tanti artisti a dedicare una produzione al musicista salisburghese, nato nel 1756. E ha spinto molti organizzatori a presentare lavori che anche solo in qualche modo evocassero le opere di Wolfgang Amadeus Mozart.
L'inaugurazione della XII edizione di Lunatica, nella provincia di Massa Carrara dal 13 luglio al 20 agosto, sarà proprio dedicata a Mozart, ma con un lavoro molto particolare: il Don Giovanni all'Opera dei Pupi di Mimmo Cuticchio e della sua compagnia di pupari.
Un paio di anni fa Mimmo Cuticchio, figlio d'arte, si è cimentato in questa commistione tra opera lirica (sulla base dello stesso libretto in italiano di Da Ponte dell'opera originale) e opera dei pupi, traendo il massimo da entrambe le discipline e trovando la genialità di una messa in scena capace di sollevare interrogativi su cosa possa essere, oggi, il vero teatro di sperimentazione.
Trovate, colpi di scena e narrazione (cunto) si intrecciano con la maestria dei pupari (una vera squadra di famiglia) che insieme alla musica immortale di Mozart e le avventure del Don Giovanni, lasciano lo spettatore affascinato e spesso incredulo.
La nostra cultura di paese consumistico avanzato, che continua a perdere i propri pezzi di memoria e si dirige a tutta forza verso la standardizzazione culturale, sta perdendo anche quel teatro di figura (definizione che intende il teatro fatto da figure non umane, ombre e oggetti che si muovono in scena al posto degli attori) relegato nello stretto e ingiusto ambito del teatro per l'infanzia (burattini e marionette), che ancor oggi, nonostante tutto, riesce a stupire grazie a maestri come Mimmo Cuticchio.
Eppure sono stati proprio i pupi siciliani, dalla metà dell'ottocento fino a poche decine di anni fa, con le loro storie cavalleresche che duravano anni, sera dopo sera, a inventare quei lunghi racconti a puntate che gli americani ci hanno poi riproposto sulle nostre televisioni chiamandole, con molta meno fantasia, Soap Operas.
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