E' morto senza clamore, quasi senza saperlo, il 27 agosto.
E' morto a casa sua a Foggia, quella che da qualche anno, grazie ad alcuni amici, era riuscito ad avere sulla testa, anche se di casa proprio non si poteva parlare.
Pubblichiamo di nuovo volentieri la lettera (e il nostro commento) che il suo amico fraterno Angelo Cavallo lancio' nella Rete lo scorso anno e che ci giunse spezzandoci il cuore. La messa di addio e' stata celebrata ieri, domenica 28 agosto, e la salma e' stata traslata nel cimitero di Apricena, suo paese natale, oggi.
DUE CAVALLI BIANCHI
Viviamo un'epoca particolarmente ingrata, in cui il benessere ci illude di potere tutto, in cui ognuno di noi vive una vita spesso non sua, imposta da qualcuno che vuol farci credere che il denaro oltre all'avere possa darci la dignita' dell'essere. A meno di notevoli sforzi piscologici e di scelte di vita forti e traumatiche, non abbiamo possibilita' alcuna, di emanciparsi da questa situazione, di aprire gli occhi.
In una situazione del genere gli idioti appaiono sempre piu' spesso e in alto (messi lì da qualcuno per propria comodita'), mentre gli intelligenti, i capaci, i valorosi, i dignitosi rimangono sempre piu' relegati nell'ombra; i primi onorificati, glorificati in vita e dimenticati presto, prestissimo dopo la morte (anzi spesso appena scomparsi dal teleschermo); i secondi raramente considerati in vita, compaiono post mortem quali alfieri di valori portati avanti per tutta la vita, una vita magari vissuta solo per quello scopo, oscuro ai piu'.
Matteo Salvatore (foto) definito da Italo Calvino unica fonte di cultura popolare nel mondo e nel suo genere e da Beppe Lopez su Repubblica il solo, l’unico vero cantante popolare italiano ha ottant'anni suonati e una situazione di vita che ha dell'incredibile, con una malattia come il diabete mellito e costretto in carrozzella, vive in un indigente pian terreno a Foggia, con il solo ausilio di una pensione sociale, pochi, pochissimi diritti d'autore e qualche concerto ogni tanto.
Qui di seguito pubblichiamo volentieri la lettera che il suo amico Angelo Cavallo (col quale la nostra associazione ha collaborato in passato) ha scritto in occasione... del concerto che Matteo Salvatore avrebbe dovuto tenere al Folk Club di Torino il 21 di Febbraio.
Gentile Franco Luca', con rammarico comunico la seconda disdetta del concerto di Matteo Salvatore. Le condizioni di salute non permettono di affrontare un impegno artistico. Questo, sarebbe il minimo, se fosse un malanno passeggero. Purtroppo Matteo sta facendo una brutta vecchiaia. La chitarra e il canto sarebbero per lui antidoti contro la solitudine, la povertà e i malanni. Personalmente mi vergogno di non poter fare di più di quello che io, Ninni Maina, Nicola Briolo, Mimmo Rendine, Gennarino Arbore, gli amici fraterni, stiamo facendo. Ogni concerto che il maestro regala a questo Paese è un momento di grande crescita, coscienza, cultura. Ci sono pero' ostacoli insormontabili come la forte carenza di affetto che porta alla somministrazione di psicofarmaci, il diabete mellito che lo sta logorando. Lui sorride, non l'ho mai visto piangere. Si rammarica e dice che un giorno rivedremo i due cavalli bianchi. E' il nostro segnale di fortuna.
Faccio invece appello a tutti gli amici del folk club ai soci, a quanti vorrebbero assistere al suo concerto affinche' gli enti locali della capitanata, la regione Puglia, decidano: visto che un grande artista, padre della cultura popolare musicale italiana, vive in condizioni disagiate, sia che economicamente che assistenzialmente, visto che non puo' usufruire della legge Baghelli (Bachelli ?) per problemi giudiziari legati al suo passato, facciano qualcosa per quest'uomo, non targhe e trofei da depositare nei cartoni, ma un protocollo di intesa dove venga stabilito assistenza sanitaria, sussidio per valori artistici, qualsiasi cosa purche' non debba ossessionarsi per la insicurezza del futuro, che puo' affannare un giovane disoccupato italiano, ma non un uomo stanco, sulla sedia a rotelle e con grandi disagi, alla eta' di ottanta anni. Paghiamo un grande scotto, noi pugliesi... quello di arrivare sempre tardi.
Angelo Cavallo
P.S. - Divulgate questa e mail e agite Voi, perche' qui, nel Sud, nessuno e' profeta in patria, a noi non ci ascoltano.
Matteo Salvatore vive solo, in un pianterreno a Foggia, ha la pensione sociale, pochi diritti di autore all'anno e vorrebbe fare concerti per pagarsi la assistenza sanitaria. Il 20 febbraio passera' l'ultima visita per l'invalidita' permanente. Questo gli permettera' di avere una tranquillita' economica per affrontare le spese sanitarie. Spero di non essere stato patetico, ma qui la situazione è drastica!
Ogni commento e' superfluo.
(Articolo pubblicato su www.habanera.it il giorno 20 febbraio 2004)
1 commento:
Ci lascia un grande della musica popolare. Italo Calvino disse di lui "Matteo è l'unica fonte di cultura popolare, in Italia e nel mondo, nel suo genere".
Al Carpino Folk Festival arrivò nel 1999 con la trilogia tipica delle sue ballate: canti d’amore, di miseria, ballate allegre e comiche, arricchite dagli aneddoti divertenti che racconto con singolare linguaggio e gestualità. Una serata indimenticabile.
E' difficile parlare di lui come di un angelo, era difficile anche solo parlare con questo angelo, se puntualmente e improvvisamente egli appena smetteva di cantare come solo lui sapeva fare, passando con divina disinvoltura dai toni profondi al falsetto, e di suonare la chitarra, cioè di fare quello che voleva con la chitarra ti confonde e ti scoraggia opponendoti atteggiamenti, diciamo così, profanatori. Nel senso che profanano e quasi smentiscono quell'angelicità. Ma forse sta proprio qui la persistente grandezza di Matteo: nella sua irriducibilità, anzi nella sua imprendibilità. Così forse lui si è difeso per tutta la vita da un mondo che non è mai riuscito a capire. Matteo è' rimasto quello di sempre: solo, disperato, intrattabile.
Un'altro grande della terra delle memoria del Gargano, Andrea Sacco in questa circostanza direbbe "chi suona e canta non muore mai". Ecco, Matteo nel salutarti siamo convinti che tu, la tua musica e le tue parole non morirete mai.
Disse ancora Italo Calvino di lui "le parole di Matteo Salvatore noi le dobbiamo ancora inventare". Allora come può morire uno le cui parole debbono ancora essere inventate.
http://carpinofolkfestival.splinder.com
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